I samurai e lo shogunato

20 Aprile 2018

Coloro che nell’antico Giappone feudale costituivano un esercito permanente al servizio dello Shogun (sorta di generale supremo) o dei daimyō (feudatari) appartenevano tutti alla stessa casta guerriera, detta buke, ed erano conosciuti come bushi. Ma nel resto del mondo furono noti con un nome cinese che potrebbe tradursi con “vassallo”, ovvero samurai. Secondo alcuni questa nomea era riservata un tempo ai capi dei clan del Giappone settentrionale, oppure ai soldati della corte imperiale dell’epoca Muromachi (1392-1598), i goshozamurai. In seguito fu estesa ai guerrieri autorizzati a portare la spada lunga (katana) e la corta (wakizashi) e posti al servizio di un signore. Più appropriatamente samurai sarebbe allora traducibile con “colui che presta servizio”.

Ma quando l’antico Giappone dell’alto medioevo era diviso fra clan familiari (di cui quello imperiale era l’egemone), la parola samurai doveva ancora nascere. Esistevano dei soldati in armatura, ma non la loro classe. Solo successivamente le guardie del palazzo imperiale saranno dette samurai, ovvero “servi” (dei nobili). Ciò avvenne quando il clan dei Minamoto prese il potere e creò una diarchia: l’imperatore era il sovrano e lo shogun suo primo vassallo, ma con il passare del tempo l’imperatore fu relegato nell’ombra dallo shogun. 

Il primo shogun fu Yoritomo Minamoto (1192), che impose un governo militare (bakufu) e confinò l’imperatore al ruolo di sacerdote dello shintoismo. 

Se a quei tempi tutti potevano diventare samurai,  solo i discendenti del clan Minamoto potevano ambire al titolo di shogun. 

Toyotomi Hideyoshi (1536-1598), che riunificò il Giappone dopo un bagno di sangue, era figlio di contadini e dovette accontentarsi del titolo più modesto di taiko. Fu questi a imporre la legge che solo i samurai potevano portare armi. Dopo la battaglia di Sekigahara (1600), lo shogunato divenne ereditario nel clan dei Tokugawa.

Le lunghe guerre del Medioevo nipponico avevano dato sempre più importanza al mestiere delle armi e creato una selezione naturale. Ne risultò che i samurai divennero una casta privilegiata. 

Sotto l’influsso di elementi filosofico-religiosi, elaborarono nel tempo un sistema mai scritto di ideali, norme e principi morali che fu detto bushido (“via del guerriero”), imperniato sulla rettitudine, disprezzo del pericolo, onore, insensibilità per la sofferenza fisica e morale, lealtà senza confini verso il proprio signore. 

Con l’abolizione dei feudi del 1869 i samurai  furono incorporati col nome di shizoku nella nobiltà del Giappone moderno.

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