Menpo: Le maschere dell'armatura da samurai

17 Giugno 2019

Prima di acquistare un menpo, o maschera da samurai, è bene avere chiari in testa alcuni concetti. Con il termine "menpo" si intende genericamente la protezione per il volto nelle armature giapponesi da samurai. È solitamente in ferro ma non sono rari esemplari in pelle (nerikawa). Funzionale al fine di proteggere il volto del guerriero dalle ferite, tale elemento fu aggiunto alle armature dei samurai intorno al 14° secolo.

Il menpo assume le sembianze di una maschera, che svolgeva sostanzialmente tre funzioni: proteggeva il volto, permetteva di allacciare saldamente il kabuto attraverso ganci e perni e sosteneva una protezione per la gola, chiamata tare o yodare-kake. Nella parte inferiore, sotto il mento, erano presenti uno o più fori didrenaggio per far scorrere via il sudore che si accumulava all’interno. Le tre tipologie di menpō differiscono tra loro per la quantità di volto che viene coperta:

  • Hanbō. Si tratta sostanzialmente di una mentoniera, che in alcuni casi poteva allungarsi e arrivare a proteggere gli zigomi. Si tratta del modello più antico di menpō e probabilmente l’unico che effettivamente veniva utilizzato dai samurai sul campo di battaglia, vista la scarsa praticità dei modelli che seguono.
  • Menoshita-men. Nata nel periodo Momoyama, è visibile associata alle armature dei grandi generali samurai ma diffusa a partire dal periodo Edo. Si tratta di una maschera a mezzo volto che copre il viso a partire da sotto gli occhi, con il naso generalmente rimovibile. 
  • Sōmen. Si tratta di una maschera che riveste tutto il volto del samurai. Poteva essere divisa in due parti di modo da poter essere indossata solo parzialmente, ma si trattava sostanzialmente di un elemento da parata.

Le maschere dei samurai sono oggi famose per i loro terribili ghigni, le smorfie, i lunghi baffi creati con crine di cavallo o addirittura gli animaleschi denti che su di esse venivano raffigurati. Lo scopo principale della maschera, oltre a fornire protezione a chi la indossasse, era quello di rendere più spaventosa l'armatura del samurai. Tralasciando gli hanbō, che raramente potevano raffigurare espressioni umane, i menpō erano difatti modellati ispirandosi alla tradizione del teatro nō, la più alta espressione teatrale presente nella cultura giapponese, seguito e praticato dai grandi generali del Sengoku Jidai, a partire da Toyotomi Hideyoshi. Le forme sono quindi innumerevoli, anche se possiamo sicuramente individuare quelle più comunemente utilizzate:

  • Ressei: Si tratta della tipologia più comune, con espressione violenta, baffi folti, denti in vista e rughe di espressione. Questa tipologia di menpo fu sviluppata a Nara ed è praticamente l’unica utilizzata per le armature del periodo Momoyama.
  • Ryubu. In questo caso l’espressione del menpo è nobile e priva di turbamento. Non ci sono quindi rughe sul volto e la bocca non è accompagnata nè da baffi nè da denti. 
  • Okina. Con barba e lunghissimi baffi, questo menpo mostra i caratteri di una persona anziana.
  • Tengu. Caratterizzato dal grande naso a becco della creatura mitologica dalle sembianze di uccello, questo menpō viene talvolta chiamato anche karura, poiché anche questa creatura della mitologia buddista aveva un volto simile. Sebbene non sia basata su alcuna iconografia, si applica però una distinzione tra le due tipologie, a seconda che sia presente o meno anche la bocca al di sotto del becco.
    Le maschere che invece hanno un lungo naso di fattezze umane rappresentano Sōjōbō, il re dei tengu, e vengono quindi anch’esse chiamate tengu-men.
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