Tatemono - La decorazione dei kabuto

30 Marzo 2020

Sui kabuto potevano essere montati ornamenti di vario tipo, detti tatemono (letteralmente “cose che svettano”): tra questi, il maedate (“ornamento frontale”) era la decorazione che si poteva trovare più comunemente, tant’è che nell’immaginario collettivo è difficile immaginare un elmo giapponese senza un qualche tipo di vistoso decoro sul davanti. L’origine del maedate è antica e già nelle armature del periodo Heian si trovano quasi sempre delle lunghe corna stilizzate (kuwagata) poste sulla visiera del kabuto. Tutto ciò cambiò durante il Sengoku jidai e le decorazioni per gli elmi divennero più piccole e semplici. Certi feudi utilizzarono tatemono particolari per poter essere riconoscibili, come ad esempio la luna crescente del feudo di Sendai o l'inome delle armature di Kaga. Se poi nel periodo medievale i maedate seguivano tutti lo stesso stile, nei secoli successivi i temi ai quali erano ispirati si moltiplicarono. Erano sicuramente motivi popolari quelli di carattere mitologico-religioso, con animali leggendari e divinità che avevano lo scopo di proteggere il guerriero durante la furia della battaglia. Sono particolarmente noti i maedate rappresentanti gli shikami, demoni provenienti dalla mitologia shintoista: il più famoso è probabilmente quello presente sull’elmo di Takeda Shingen, uno dei più noti daimyō del periodo Sengoku. In altri casi il maedate poteva raffigurare elementi simbolici adottati nella propria araldica, ma esistevano anche maedate di tipo naturalistico, rappresentanti piante e animali, e di tipo “oggettistico”, nei quali venivano riprodotti utensili di uso comune con significati simbolici, come asce e pinze. 

Sebbene il posto più comune dove venivano posizionati i tatemono fosse sul davanti, si possono trovare elmi con decorazioni laterali (wakidate), posteriori (ushirodate), o sulla cima (kashiradate), come la piuma di coda di fagiano usata dai membri del clan Hosokawa.
Alcuni di questi tatemono erano vere e proprie sculture, a dimostrazione di quanto fosse importante l’estetica per le armature dei samurai. Un’interessante analisi può essere fatta sui materiali che venivano impiegati per la costruzione dei tatemono: se è infatti vero che la maggior parte di questi sono realizzati in legno intagliato e laccato o dorato, quando c’era la necessità di misure maggiori del normale, con spessori limitati, questo materiale diventava estremamente fragile e gli artigiani ripiegarono spesso sui fanoni di balena, estremamente resistenti ma allo stesso tempo flessibili. 

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